La Crypta Neapolitana
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- Categoria: Luoghi
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- Ilaria Sabatino
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La Crypta Neapolitana, è una galleria nota anche con il nome di Grotta vecchia di Pozzuoli, fu costruita probabilmente nel I secolo d.C., in seguito alla necessità di creare un collegamento veloce tra Neapolis e Puteoli. Il direttore dei lavori fu secondo la storia, il liberto L. Cocceio Aucto per volere di Marco Vipsanio Agrippa, come parte di una rete di infrastrutture militari comprendenti anche il Portus Iulius e altre gallerie simili (le cosiddette Grotta di Cocceio e Crypta Romana). A differenza delle altre gallerie flegree, che al termine della Guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio persero di importanza strategica e caddero progressivamente in disuso, la Crypta Neapolitana continuò ad essere utilizzata come infrastruttura civile. Ai lati dell'ingresso sono visibili due nicchie affrescate: quella di sinistra con una raffigurazione di Madonna con Bambino databile al XIV secolo, quella di destra con il volto dell'Onnipotente di incerta datazione. Durante il restauro aragonese o nel corso dei lavori eseguiti all'epoca del vicereame spagnolo, fu rinvenuto un bassorilievo in marmo bianco con la raffigurazione di Mitra tra il sole e la luna, tale ritrovamento lascia supporre che la crypta fosse utilizzata come mitreo, ove si celebravano riti in onore di Mitra datato tra la fine del III e l'inizio del IV sec. d.C. e conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La tradizione vuole che la galleria sia stata realizzata da Virgilio in una sola notte, col ricorso alla sua potente arte magica. Probabilmente la leggenda fu alimentata dal fatto che nei pressi dell'ingresso orientale ci fosse un colombario della prima età imperiale, identificato ancora oggi come la tomba di Virgilio. La galleria restò in uso fino alla fine dell'Ottocento, quando fu chiusa per problemi di statica. La Crypta Neapolitana ha senz'altro influenzato la cultura e le tradizioni di Napoli. Alla relazione con la galleria si deve l'origine del nome di due quartieri di Napoli: Piedigrotta, al di qua e ai piedi della grotta, e Fuorigrotta, al di là della grotta. La galleria di Posillipo tuttavia non ha influito soltanto sull'urbanistica e la toponomastica, la crypta ha avuto un ruolo di spicco nelle credenze, nei riti e nel folklore della città. Imponente opera di ingegneria, sicuramente un traguardo di eccellenza per le conoscenza tecniche dell'epoca in cui fu costruita, la galleria continuò a stupire e meravigliare anche nei secoli successivi, come testimoniano le leggende tramandate sulla sua costruzione. Secondo lo storico Petronio, la crypta nel I secolo era consacrata a Priapo, dio della fertilità, in onore del quale vi si celebravano nottetempo cerimonie misteriche e riti orgiastici; pare anche che in età magno-greca, nella crypta si celebrassero feste in onore di Afrodite, durante le quali vergini e spose infeconde partecipavano a oscene pratiche propiziatorie. La galleria è orientata in modo tale che in occasione degli equinozi il sole fosse perfettamente allineato tra i due ingressi all'alba e al tramonto, così che in quei momenti la galleria, nella quale solitamente regnava un buio profondo, risplendesse invasa dalla luce naturale. Questo fenomeno aumentò il mistero e il carattere ambivalente del tunnel, per cui si riteneva che una sorta di maleficio si abbattesse su chi provasse ad attraversarlo da solo di notte, ma allo stesso tempo compiere l'attraversamento ed uscirne indenni era ritenuto un presagio fausto.