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La casa di Bernarda Alba

  Foto Fabio Donato

La nuova stagione del teatro stabile Mercadante di Napoli apre con uno spettacolo in scena fino al 6 novembre. In collaborazione con il Teatre Nacional de Catalunya di Barcellona e il Teatro Español di Madrid la grande Lina Sastri si cimenta in un classico del teatro lorchiano. “La casa di Bernarda Alba” è l’ultima opera scritta dal grande poeta spagnolo Federico García Lorca, qualche mese prima che fosse arrestato e poi fucilato, nel 1936, dai falangisti di Francisco Franco. L’opera fa parte di una trilogia incentrata sul ruolo della donna e sulla sua sottomissione nella Spagna rurale degli anni trenta. La storia è ambientata in Andalusia: la vedova Bernarda Alba, dopo la morte del secondo marito, impone a sé stessa, alle cinque figlie, alla madre e persino alla cameriera un duro lutto di otto anni, seguendo la logica del perbenismo dell’epoca, in pratica recludendosi in casa, vietando ogni rapporto col mondo esterno. Ovviamente, la decisione di Bernarda è un’imposizione molto dura, che sortirà degli effetti disastrosi. La figlia maggiore Angustias, è l'unica che ha diritto ad ereditare la modesta fortuna lasciatale dal padre e che sembra intravedere uno spiraglio di luce grazie alla promessa di matrimonio con Pepe il Romano, il ragazzo più bello del paese. Pepe però cerca in lei solo il suo denaro, infatti si innamora, ricambiato, di Adela la più giovane e la più bella delle figlie di Bernarda. Una notte, Pepe si incontra con Adela, ma i due vengono scoperti da Bernarda, che spara a Pepe col suo fucile. Convinta che sua madre lo abbia ucciso, Adela si impicca. A quel punto Bernarda ordina alle figlie di non piangere per la morte della sorella e di dire, in paese, che Adela è morta vergine, quando in realtà era incinta di Pepe. Anche di fronte ad un evento tragico come questo, per la vecchia madre Bernarda, donna durissima, prima di tutto deve essere salvaguardato l’onore. È un’opera di denuncia da parte dell’autore verso la condizione popolare all’epoca della dittatura franchista, stretta, soffocata dai principi morali e religiosi, ma profondamente ipocrita. Lorca ci consente con questa opera di poter comprendere ad anni di distanza, una civiltà spagnola non molto lontana e di poterci confrontare oggi, (aiutati dalla scelta di una scenografia posta al centro che vede il pubblico partecipe dell’azione scenica) con culture diverse dalle nostre spesso giudicate troppo estremiste nei confronti delle donne.

Maria Elena Sabatino