Saggezza popolare
- Dettagli
- Categoria: Curiosità
- Data pubblicazione
- Visite: 11430
Giacchino facette a legge e Giacchino fuje acciso
Questa allocuzione fa riferimento a Gioacchino Murat, re di Napoli, che fece la legge, che prevedeva la pena di morte, e proprio lui la subì finendo i suoi giorni con una condanna a fucilazione.
'A forca è ffatta p' 'e puverielle
Letteralmente: la forca è fatta per i poveri. Cioè nei rigori della legge vi incorrono solo i poveri, i ricchi trovano sempre il modo di scamparla. In senso storico, la locuzione rammenta però che la pena dell'impiccagione era comminata ai poveri, mentre ai ricchi ed ai nobili era riservata la decapitazione o - in tempi piú recenti - la fucilazione.
Jí truvanno scescé
Letteralmente: andare in cerca di pretesti, scuse per non fare qualcosa o cercare un appiglio per litigare. Il termine scescé non incarna una parola precisa, ma indica una situazione: quella della ricerca pretestuosa e arriva nel napoletano tramite il francese chercher/cercar. Con tutta probabilità durante la dominazione murattiana (1808 – 1815) un soldato francese interrogato da un popolano su cosa desiderasse, rispose con una frase contenente il verbo chercher (cercare) ed il popolano che non conosceva l’idioma francese avvertí lo chercher come scescé e comunicò agli astanti che il milite ‘jeva truvanno scescé’, che da quel momento identificò scuse, pretesti e/o appigli imprecisati.
È 'na galletta 'e Castellammare ca nun se spogna
È inflessibilmente avaro, facendo riferimento al tipico biscotto del luogo prodotto con lo scopo di approvvigionare i velieri ed i mercantili per le lunghe traversate marittime. Durissima a forma tonda e schiacciata, la galletta a vent'otto buchi, ricordata nella tradizione locale come un impasto di pane privo di lievito e sale, cotto per un tempo addirittura doppio rispetto al comune pane (operazione richiesta per eliminare qualsiasi traccia di umidità), poteva essere conservata per lunghi periodi, senza pericolo di ammuffimento. Per il consumo era necessario ammollare la galletta con acqua, spesso e volentieri "Acqua della Madonna".
Me pare Ernesto a Furìa
Si dice di una persona che vuol lasciare intendere di avere molto da fare, con un incarico impegnativo, ma che in realtà svolge un compito abbastanza umile come tale Ernesto, che a Forìa gestiva i bagni pubblici.
Nun schiara mai juorno Afravòla
Il giorno è lungo da venire ad Afragola. Afragola un tempo era considerata molto lontana dal centro cittadino, ed anche il sole del mattino sorgeva dopo rispetto a Napoli, lo si dice riferendosi a qualcosa che tarda ad arrivare.
S'arricorda 'o cippo a Furcella
Di cosa decisamente antica, come il Cippo che si trova a Forcella, un gruppo di pietre facenti parte, un tempo, della cinta muraria di epoca greca appartenenti molto probabilmente alle mura che delimitavano una delle porte della antica Neapolis. Questa delimitazione circolare in Piazza Calenda, contiene la testimonianza antichissima di come si sviluppava la Napoli greca e, proprio perché datate, queste pietre, impropriamente denominate "cippo", hanno spinto i napoletani ad accostarle, per antonomasia, a qualsiasi cosa si voglia descrivere che abbia le sembianze di antico o di vecchio o, semplicemente, di superato, fuori uso.
Tiene 'nu culo quant'e Porta Capuana
Sei molto fortunato (Porta Capuana è una nota Porta in città, ovviamente dalle grandi dimensioni).