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La tradizione Presepiale

Il presepe napoletano è uno dei simboli più intensi della tradizione natalizia a Napoli, esso è il luogo dove sacro e profano, spiritualità e vita quotidiana, convivono come solo a Napoli, città delle contraddizioni, è possibile. Il termine deriva dal latino praesepe o praesepium che significa “mangiatoia”. Ed all’inizio (Napoli vanterebbe il primato di aver visto l'allestimento del primo presepe al mondo, risalente addirittura al 1025, come risulta da antichissimi documenti parrocchiali e ad ospitare la sacra struttura sarebbe stata la Chiesa di Santa Maria del Presepe), il presepe napoletano, raffigurava la scena classica della Natività, con il bambino nella mangiatoia, la Madonna e San Giuseppe, il bue e l’asinello. Nel secolo XV compaiono i primi "figurarum sculptores" che realizzano sacre rappresentazioni in chiese e cappelle napoletane - le più importanti sono quelle dei presepi di San Giovanni a Carbonara dei fratelli Pietro e Giovanni Alemanno, San Domenico Maggiore, Sant'Eligio e Santa Chiara. L’arrivo a Napoli di Pietro e Giovanni Alemanno, originari dell’Italia del nord darà particolare impulso alla plastica lignea presepiale. Verso la fine del XVII secolo l’artista napoletano Michele Perrone, spinto dalla necessità di soddisfare una richiesta via via più numerosa ed estesa, ideò un manichino di altezza inferiore a quelli a snodo, con l’anima in filo di ferro dolce e ricoperto di stoppa e per il quale erano scolpiti in legno soltanto la testa e gli arti. Fu una innovazione importantissima perché, consentendo estrema mobilità e duttilità di atteggiamenti a ciascuna figura rispondeva all’esigenza di teatralità barocca. Questo consente al presepe napoletano di ampliarsi cominciando ad introdurre scene di vita quotidiana, come i venditori di frutta o di carne, le popolane, i pastori con le pecore. L’apice viene raggiunto nel Settecento, considerato il secolo d’oro del presepe napoletano. Esso coincide con il Regno di Carlo III di Borbone, sovrano mecenate che alimentò una meravigliosa fioritura culturale e artistica, testimoniata anche dalla magnifica produzione presepiale. Il presepe diventa una vera e propria moda. Lo stesso re, abile nei lavori manuali e si circonda di scenografi, artisti e architetti. La regina e le dame di corte addirittura confezionano minuscoli abiti per i manichini con le stoffe tessute negli opifici reali di San Leucio. Il presepio immenso, viene allestito in alcuni saloni del Palazzo Reale di Napoli, con centinaia di personaggi e una gran cura per i dettagli. I nobili naturalmente imitano il sovrano rivaleggiando tra loro per sontuosità e ricchezza dei materiali utilizzati: gemme preziose, magnifiche stoffe catturano l'attenzione del "popolino" - ammesso nelle case patrizie per ammirare il presepio - forse più della scena stessa. Il presepio si diffonde anche presso il popolo partenopeo, anche se in forma naturalmente meno sontuosa; ogni casa ha comunque il suo presepio seppure con pochi "pastori" raggruppati su un minuscolo "scoglio"(la famosa base di sughero su cui si sviluppa la scena della natività), dentro la "scarabattola", una teca di vetro da appendere al muro o tenere sul comò. Il presepe napoletano non è solo artigianato e tradizione popolare, ma ha conosciuto e conosce tuttora forme di elevata espressione artistica, come il famoso presepe Cuciniello e gli altri presepi settecenteschi del Museo di San Martino.