La fotografia di Oreste Lanzetta, un obiettivo aperto sul mondo

Categoria: Eventi
Data pubblicazione
Ilaria Sabatino
Visite: 1298
da L'Occhio di Leone di Giuseppe Leone 1 Aprile 2021
 
in foto Ritratto di Oreste Lanzetta (foto di Piero Quaranta)
 
Ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.
 

di Ilaria Sabatino

La fotografia un linguaggio sempre da scoprire e che ogni volta ti porta a conoscere nuove inquadrature in ogni settore dell’arte. Chi fa la fotografia sceglie attraverso l’inquadratura di ritagliare una parte di realtà e ciò agirà sullo spettatore a livello cosciente, ma anche il “fuori campo” sarà attivo, venendo involontariamente interpretato da chi lo guarda. Tenendo presente che noi filtriamo ciò che vediamo attraverso le varie esperienze e la memoria di ciò che finora abbiamo conservato. Questi elementi sono fondamentali per dare un’interpretazione e la comprensione di quello che guardiamo. Un fattore fondamentale nella fotografia è la luce, che nel caso di un ritratto, uno stesso volto può assumere aspetti diversi con il mutare del tipo di illuminazione. La comprensione dell’immagine è affidata alla parte espressiva, basata sul piacere visivo, sulle emozioni, sull’estetica e la percezione. Infatti le immagini più di ogni altra cosa ci rivelano aspetti nuovi di ciò che osserviamo o che fermiamo in uno scatto.
È importante tenere sempre presente che dietro ogni immagine, c’è sempre un autore, che ha deciso il punto di vista, l’inquadratura, cosa far vedere etc.
Con il fotografo Oreste Lanzetta, professore di fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, conosceremo altri nuovi aspetti del linguaggio fotografico, vedendolo non solo come una passione, ma anche come un “mestiere” con le sue contraddizioni. Le sue fotografie sottolineano, il modo discreto, in cui sa cogliere la realtà, avvolte dura, diretta o immensa, che ci circonda.

Cos’è per te la fotografia?
Tutto o quasi. Essere fotografo è per me aver scelto di interfacciarmi alla realtà attraverso il mezzo fotografico, una finestra e uno sguardo sempre aperti sul mondo ma attraverso i quali si viene anche guardati.
Non sono di quelli che nascono con la “passione” per la fotografia tout court, i primi passi li ho mossi da autodidatta e in compagnia, molto attento alle esperienze dei miei colleghi, in realtà quasi tutti amici ancora oggi e ho sempre privilegiato la mediazione del mestiere, (ebbene si, la Fotografia è anche e soprattutto un mestiere), con le necessità espressive che il mio percorso mi ha consegnato di volta in volta. Questa scelta mi ha permesso di vivere, spesso come volevo, esperienze variegate, tra i vari generi, teatro, arte, restauro, reportage, paesaggio, fotografia pubblicitaria e quant’altro, alla ricerca continua della luce giusta, dell’equilibrio, dell’inquadratura, della metafora che racconta. Un gioco che prevede altresì il suo contrario, la rottura degli equilibri raggiunti perché ne nascano di nuovi, la continua ricerca delle fratture sottese a una realtà superficiale e di sempre più difficile lettura.

in foto Napoli, Santa Maria La Nova (ph. Oreste Lanzetta)


La fotografia nel contesto Accademico?
Per sua natura la Fotografia è duttile, scorre a volte in maniera carsica, silenziosa, tra i vari percorsi artistici che l’Accademia propone, così come a volte diventa essa stessa potente forma di arte e di espressione così come di comunicazione. Oggi la Fotografia in Accademia è rappresentata sia da un corso triennale, da quest’anno autonomo rispetto al corso di Cinema e da un biennio specialistico. In entrambi i corsi quasi tutti i docenti sono in realtà fra i più quotati professionisti nei settori fotografici di provenienza. Il biennio fu attivato su proposta di Fabio Donato e Giovanna Cassese 13 anni orsono, e questo ci ha consentito di articolare nel tempo, un’offerta formativa altamente professionalizzante per rispondere alle esigenze di un mercato fluido e in continua evoluzione. Se da un lato i risultati occupazionali sono molto confortanti, una percentuale che si aggira intorno al 65% dei nostri laureati vive di fotografia (indagine non ufficiale eseguita contattando gli ex allievi o seguendone i profili pubblici), dall’altro i margini di miglioramento sono enormi se si considerano le sfide che ci attendono sia sul piano tecnologico che su quello della memoria storica. Due polarità attraverso le quali si dipana ogni possibile futura evoluzione tra le infinite possibilità disponibili.

Cosa pensi del ritratto fotografico?
Lo ritengo un genere della Fotografia con una sua autonoma dignità e non solo per essere stato uno dei primi a essere praticato su vasta scala, piuttosto per la capacità di pervadere tutti gli altri generi. Difficile immaginare la moda, la comunicazione sociale, la fotografia antropologica, il reportage e molto altro ancora senza un ritratto, senza un contesto sociale o immaginario che sia. In fondo richiede intelligenza relazionale, empatia, capacità di condivisione e chiaramente poi un buon bagaglio di conoscenze tecniche.
Quale foto potrebbe cogliere al meglio l’atmosfera che stiamo vivendo?
Non credo che una realtà unica e terribile come quella attuale possa essere descritta da una sola fotografia, sono talmente tanti i frammenti da mettere insieme che forse solo il tempo potrà consegnarci uno sguardo più coinvolto e meno parziale. Nel corso di Fotografia stiamo lavorando sui materiali dei nostri allievi per realizzare un racconto della pandemia attraverso il loro sguardo e la loro quotidianità costretta, un frammento significativo di questo periodo, il primo nella storia dell’umanità che vede tutti o quasi sopportare contemporaneamente limitazioni mai viste prima. Al di là della pandemia, con tutto il dolore, le vite strappate e le sofferenze ormai presenti ovunque nel tessuto sociale, bisognerà affrontare una nuova era. La frase “nulla sarà come prima”, può suonare come una promessa o come una terribile minaccia, dipenderà solo e assolutamente da noi tutti.

in foto Val Fortore, il parco eolico (ph. Oreste Lanzetta)

in foto Gaza (ph. Oreste Lanzetta)