San Gregorio Armeno

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Categoria: Luoghi
Data pubblicazione
Ilaria Sabatino
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Poco conosciuti dai turisti, la chiesa con annesso monastero, furono fondati nell’VIII secolo dalle monache di San Basilio fuggite da Costantinopoli con le reliquie di San Gregorio vescovo d’Armenia. La struttura della chiesa è a navata unica, con cappelle laterali ed abside centrale. Più volte rimaneggiata, fu decorata da Luca Giordano tra il 1671 e il 1684 e in fase successive l’interno fu arricchito di stucchi, marmi e ottoni tipici del barocco napoletano. Di straordinaria fattura è il soffitto a cassettoni, realizzato nel 1580 dal pittore fiammingo Teodoro D’Errico i cui scomparti con intagli dorati ospitano tavole con la raffigurazione della vita dei santi le cui reliquie sono custodite nel complesso conventuale. Dal 1864 furono trasportate qui le spoglie di Santa Patrizia, infatti la chiesa è conosciuta anche col nome della Santa, per la devozione che i napoletani avevano per la vergine che nel IV secolo naufragò sulle coste della città (dove sarebbe morta il 13 agosto del 365). Nella quinta cappella a destra della navata, vi sono le reliquie della Santa, contenute in un pregevole reliquario in oro e argento. Le doti miracolose di Santa Patrizia, già note nel secolo XII, per il trasudamento della Manna che sarebbe avvenuto dalle pareti sepolcrali che custodivano il corpo, ed in seguito per la liquefazione del sangue, hanno trovato a Napoli nei secoli ed ancora oggi, eco minore rispetto a quelle del più celebre patrono della città, San Gennaro. Tuttavia, capitando di imbattersi per caso nella chiesa un martedì mattina, si può assistere, in un’atmosfera di rarefatto misticismo, al prodigio che avverrebbe in seguito alle impetrazioni delle monache. Il prodigio, a differenza di quello di San Gennaro, avrebbe avuto luogo negli anni in modi e tempi diversi, ma secondo la tradizione tutti i martedì e il 25 agosto, giorno della festa di Santa Patrizia. All’esterno costeggiando l’alto muro della clausura totalmente privo di aperture, sulla sinistra troviamo l’ingresso al monastero, opera dell’architetto Vincenzo Della Monica, a cui si accede attraverso una lunga scala. Ai lati dell’ingresso troviamo le suntuose ruote, dove nel totale anonimato venivano abbandonati i neonati. All’interno troviamo un chiostro con al centro vi una fontana barocca e due grandi sculture a grandezza naturale raffiguranti Cristo e la Samaritana realizzate da Matteo Bottigliero. Su un altro lato del chiostro troviamo il refettorio e l’antico forno, che ricorda la bravura delle monache nell’arte culinaria, particolarmente buone erano ale sfogliatelle da loro preparate.